Descrizione prodotto
[Testo originale a fronte]
Questo è il libro fondamentale di Friedrich Nietzsche: più netto, più deciso, più vigoroso, più politico. Ciò che nello Zarathustra era lirismo e azzardo, e chiedeva al lettore una empatia a tratti difficoltosa, qui è spiegato con spietata precisione. Il martello del filosofo manda in frantumi la colonna portante dell’èra volgare: la fertilissima coppia Bene-e-Male, quest’endiadi che ha tenuto incatenata la storia dell’uomo immiserendone le passioni, abbassandone le mire, riducendo al qui e ora i pensieri e i sentimenti. Se siamo costretti a riconoscere, con Eugenio Montale, che “la musa del nostro tempo” è “la precarietà” (e mai più che adesso, nella poltiglia gelatinosa che ci ingombra l’orizzonte), è proprio perché la modernità si è arresa agli imperativi (categorici) di Bene-e-Male, perché ha rinunciato a coltivare ciò che era, semplicemente, alto, raro, superiore.
Nel momento in cui ha cessato di esserci una volontà del “grande stile” nella disciplina di generazione e allevamento, l’uomo si è fatto omuncolo, l’artista è stato costretto a rinunciare alle ali e a diventare, per lo più, un guitto, il grande ha scialacquato il tempo della propria esistenza in tattiche adatte alla dissimulazione: ed ecco il mondo nostro, in cui regnano, sotto il profilo etico, ressentiment e invidia, sotto il profilo filosofico l’equivoco e il qualunquismo, sotto il profilo artistico la ruffianeria, sotto il profilo politico la menzogna e la vigliaccheria. Non siamo liberi anche se parliamo fino a stordirci di libertà, non siamo felici (né entusiasti né fecondi) e, insieme, non sappiamo reggere l’urto perfezionatore della sublime infelicità. Non dicasi di “pathos della distanza” e simili “delicatezze”… E contro di noi come massa capricciosa che Nietzsche ha scritto questo suo testo capitale, ed è per Noi “spiriti liberi” che ha segnato la via verso un risanamento possibile. Almeno individuale, ‘monacale’.
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