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Hitler: il Napoleone del Terzo Reich

€23.00

Autore: Cartier Raymond

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Descrizione prodotto

Preambolo Editoriale

Ideologicamente ostile al nazionalsocialismo e a qualsiasi prospettiva favorevole all’egemonia tedesca in Europa, Raymond Cartier (1904-1975) fu “osservatore delle forze armate francesi in Germania” al Tribunale Militare Internazionale di Norimberga – assistendo a quel processo ai ventuno criminali tedeschi che, secondo lo stesso Autore, pur necessario come strumento di vendetta, come fattore di giustizia rimase soltanto una parodia di processo.
Dalla prima all’ultima, le pagine di questo libro – apparso in I edizione nel 1946 in Francia, con il titolo Les secrets de la guerre dévoilés par Nuremberg, e in II edizione nel 1962, con il titolo Hitler et ses généraux – sono dominate da un unico argomento (e ispirate da un unico riconoscimento): “il genio militare di Hitler”.

“Io sostengo – afferma l’Autore – ch’egli aveva un dono strategico unito a forti nozioni acquisite e ad audaci concezioni in materia di tattica e armamenti. In molte circostanze egli ha maltrattato i suoi generali, ma specialmente per costringerli a costruire un’armata corazzata molto più potente di quanto non la desiderasse la maggior parte di costoro.” E “una delle più folgoranti vittorie della storia delle guerre, lo sfondamento di Sedan”, nella campagna di Francia, è frutto della grande passione di Hitler, della sua grandiosa intuizione strategica. “In seguito, Hider perdette il senso del possibile, credette alla potenza irresistibile della sua volontà, negò le circostanze di clima e terreno, negò lo sfinimento degli uomini, l’usura delle unità e l’usura della nazione [...]” Generati dalla sorprendente affinità tra i loro temperamenti, gli errori del Führer furono simili a quelli commessi da Napoleone. Anche questi “perdette il senso del possibile, credendo di trovare nel suo Impero risorse illimitate e nel suo genio riserve infinite; intraprese guerre assurde, condusse battaglie come macelli, con un ostentato disprezzo della vita umana [...].”

Per il fatto di essere stato il vero Feldherrn, comandando gli eserciti germanici dall’inizio alla fine della guerra, il Führer va considerato per Cartier “l’artefice delle vittorie come il responsabile delle sconfitte e delle catastrofi. La passione del comando, l’aspirazione al genio militare che distinsero Hitler gli riuscirono fatali in Russia [...]. Ma tutte le campagne precedenti, Polonia, Norvegia, Francia, Balcani dimostrarono la fecondità della sua fantasia, la sua varietà di risorse, la sua intuizione dell’avversario, le sue conoscenze molto realistiche sugli uomini e sulle armi. Se si tiene conto delle sue vittorie iniziali nella campagna di Russia e della lunga difensiva del III Reich contro forze enormemente superiori, si può concludere che Adolfo Hitler fu di gran lunga l’uomo di guerra più notevole, il generalissimo più dotato che la seconda guerra mondiale abbia rivelato.”

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