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La prima edizione de La Città del Sole fu pubblicata nel 1602. Soltanto quattro anni erano trascorsi dal tentativo di Tommaso Campanella di organizzare una congiura per liberare la Calabria dal dominio spagnolo: probabilmente allo scopo di costituirvi una “communità” configurata secondo le regole della sua Città del Sole. Si diceva a quel tempo che fosse demente, questo visionario frate domenicano, che la sua scrittura de La Città del Sole si rivelasse una fantastica ripetizione dell’utopia propriamente custodita nella Repubblica di Platone. E nei nostri tempi La Città del Sole continua a essere considerata: una “fantasticheria illuminata – forse geniale, sicuramente folle”. Verrebbe però da chiedersi, chiudendo gli occhi ‘illuminati’ dallo spettacolo dei nostri attuali aggregati urbani, se la demenza non sia diventata oggi costume ordinario e se la ‘normale’ trasgressione dell’ordine naturale, oltre che condurci piuttosto lontano dalle forme di vita disegnate da Tommaso Campanella per la sua Città ideale, non ci stia precipitando nel dissolvimento della nostra morfologia culturale…
‘Città’ di oggi, i nostri Stati, ovunque si trovino, sono diretti da oligarchie che niente hanno a che vedere con il Bene dei popoli. In nome dei propri poteri, e per conto dei propri interessi, gli oligarchi hanno congegnato e imposto un sistema di disuguaglianza esclusivamente economica. Lo afferma un recente rapporto di ricerca: gli ottantacinque uomini più ricchi del mondo dispongono di una ricchezza equivalente a quella di oltre la metà della popolazione mondiale. In questo modo, tali consorterie piegano la politica e curvano la vita dei popoli a vantaggio proprio e a danno di questi ultimi. Ne La Città del Sole, al contrario, “la communità tutti li fa ricchi e poveri: ricchi, ch’ogni cosa hanno e possedono; poveri, perché non s’attaccano a servire alle cose, ma ogni cosa serve a loro“: i Solari non si degradano a servire le cose, sono le cose a servire loro – “Hi rebus non serviunt sed res ipsis”. La parità economica è assoluta. Tra i Solari agisce però una distinzione, fondata sul rispetto di una precisa diversità genetica e morfologica, che si manifesta, di conseguenza, nelle predisposizioni naturali di ciascuno. E in base alla propria natura ciascuno viene chiamato a svolgere la funzione più efficace all’interno della sodalità politica. Tutto è regolato secondo una conoscenza sapienzale di cui il re-sacerdote, Sole, è il supremo esponente ed interprete. Sulla volta del cielo, come ‘firmamento’ de La Città del Sole, le sue stelle fìsse, la costellazione delle regole della generazione e dell’allevamento. Proiezione dell’Idea che ordina tutte le attività dello Stato solario, esse orientano ogni unione e disciplinano ogni educazione: affinché assicurino la continuità dell’assetto genetico stabilito dalla sapienza politica dei Solari.
Le Edizioni di Ar hanno scelto di pubblicare La Città del Sole per dare modo – a quanti, ritraendosi dalla confusione delle città moderne, resistano all’attuale disordine di generazione – di ‘leggere’ e mirare le forme ideali del senso del vivere. Per “vivere” questo senso, l’atto preliminare rimane il medesimo: la volontà di purgarsi della retorica che predica “la necessità di riforme istituzionali, finanziarie ed economiche”: la volontà di praticare la rigenerazione della nostra cultura, decidendo cure risolutive destinate alle unioni, alla generazione, alla educazione della nostra discendenza [c.c.].
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