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Nel 1942, totalmente isolato nella Berlino in guerra, Carl Schmitt decide di scrivere per la figlia Anima questo singolare saggio in forma di racconto, in cui la storia del mondo viene riletta nella prospettiva di una opposizione fondamentale, quella tra terra e mare. Non si tratta soltanto di due elementi, di due forze naturali, di due spazi vitali che determinano la vita dell’uomo: Schmitt intende mostrare come la terra e il mare, nella loro polarità, siano le componenti di uno dei segreti motori della storia. In un abbagliante intreccio di interpretazione storica e teoria politica, mitografia e teologia, filosofia ed esoterismo, il grande giurista si inoltra così in un affascinante territorio al confine tra speculazione e immaginazione, dove la ricerca dell’«elementare» si spinge «alle soglie dell’escatologia». Con pochi tratti Schmitt ripercorre millenni di storia, svelandone la trama invisibile, fino ad approdare all’evento decisivo: quella «rivoluzione spaziale planetaria» da cui è nato il nomos dell’Europa moderna. Per poi guardare oltre – e preconizzare, con chiaroveggenza, gli scenari del mondo futuro. Dove non faticheremo a riconoscere il nostro presente.
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