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I più si dispongono a sottomettersi alla globalizzazione dietro questa assicurazione consolatoria: la globalizzazione è un fenomeno di natura (quasi esclusivamente) economica. L’ Elogio delle differenze sostiene invece la tesi contraria: la globalizzazione deve essere sentita e compresa come il risultato di una variegata, ma identica, volontà di trasformazione che, sviluppandosi secondo numerose dimensioni – tutte tra loro congiunte, o connesse, e convergenti -, tende a imporre l’egemonia di un modello generale unico ai vari aspetti della vita e del mondo degli uomini. Si configurerà dunque una entità totale, senza fine e senza fini, fatta di economia globale, cultura globale, società globale, diritto globale, politica globale. Allora, se globalizzazione significa costringere ogni soggetto e qualsiasi cosa a orientarsi ed esprimersi secondo una procedura globale, nulla potrà sottrarsi alla uniformazione e alla integrazione in siffatta ameba, perché tutto sarà ‘tenuto insieme’ dalla sua forza invasiva.
In particolare, questo testo si sofferma criticamente sulla società globale o multirazziale di cui rintraccia i presupposti giuridico-ideologici, per poi delineare, in una prospettiva radicalmente estranea alla globalizzazione, i caratteri dell’universo delle differenze. Di fronte alla sollecitazione dell’egualitarismo individualista, a dissolvere ciascun fondo etnico-culturale omogeneo e organico, per estrarre dal suo deposito una ‘società’ mondiale ibrida e astratta, L’ Elogio delle differenze disegna quindi le forme di un mondo molteplice e plurale, in cui le identità di vita permangono inalterate dal delirio ‘ecumenico’ di questa fase della Modernità.