Descrizione prodotto
Talmente dimenticata è quest’opera wagneriana che, oggi, si rischierebbe di credere che nel suo titolo ci fosse un refuso. I Vibelunghi si perdono in un Medioevo celeste, che il genio del grande compositore tedesco vede tanto ricco di slanci e di avventura da potersi confondere con il mito. Così, riconosce nella casata dei Ghibellini i connotati dei protagonisti della saga nibelungica al punto di crederla nata da essi, mentre in Federico I ritrova la tempra di un cercatore del soprannaturale, di un rapito dalla passione del Graal. Non poteva ignorare proprio lui, Richard Wagner, che, come annota Nicolás Gómez Dávila, “più che esito di determinati metodi, verità è la melodia di certe anime.”
Che, dunque, la verità è insofferente verso i limiti della materia, la scansione temporale, i piccoli passi del filologo senza ali. Che non la si può domandare al carbonio 14, la verità, e tanto più ne è saturo un irrazionalismo illuminato, tanto più essa sfugge dalle esercitazioni dello storico che guarda l’altrove temporale con i suoi occhi di moderno. Come ogni espressione della “grande passione”, questo scritto ecciterà la riprovazione del positivista e non può essere preso alla lettera – ma perché, in musica, c’è la lettera, il libretto, e c’è la melodia, la “forma della musica” (così ne parlò lo stesso Wagner), e quello è sempre in funzione di questa. Il buon lettore de I Vibelunghi deve perciò saper andare a cercare la melodia di quest’opera: la ‘volontà’, in termini schopenhaueriani, che il genio del suo autore orienta costantemente verso l’amore delle cose grandi mirando a individuare il fondamento, la formula alchemica che sta alla base dell’autorità regale. Poco importano, in un orizzonte del genere, il ‘dove’ e il ‘quando’ degli accontentabili.
Recensioni
Non ci sono recensioni, vorresti inviarne una tua?