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Intorno al 1818, Filippo Buonarroti (1761-1837) – già tra i promotori della Cospirazione degli Uguali di Gracchus Babeuf (1797) nella Francia della repubblica “termidoriana” – trasformò la società segreta dell’Adelfia (a carattere anti-bonapartista) nella Società dei Sublimi Maestri Perfetti. Alla gerarchia di funzioni della prima subentrò nella seconda una gerarchia di gradi di tipo massonico. Sconosciuti a tutti, i supremi dirigenti impiegavano i membri della setta entro un quadro tattico di cui questi ultimi non potevano avere alcuna conoscenza. A modo suo, Filippo Buonarroti condivideva infatti l’idea del “Vecchio Oligarca” (o Pseudo-Senofonte) della Costituzione degli Ateniesi: “mala bestia è il dèmos”. Esso va assoggettato a un regime di eguaglianza edificato da una minoranza illuminata: la minoranza di soggetti rivoluzionari. Nel 1818 Buonarroti riuscì a federare la Carboneria ai Sublimi Maestri Perfetti. Se nei primi due gradi l’ordinamento politico rivendicato per la società del tempo era ispirato a un modello costituzionalistico, nel terzo grado lo scopo finale perseguito si rivelava essere la legge agraria e l’abolizione della proprietà privata. Il costituzionalismo era strumentale: doveva servire a scardinare l’antica società per ceti, già squassata dallo sviluppo economico e dal ‘progresso’ politico del Terzo stato nella maggior parte d’Europa, e ad aprire la strada a un modello di comunismo gerarchico. La Costituzione del 1820 rappresentò una delle più efficaci articolazioni tattiche ispirate dalla strategia del Buonarroti: in grado di suscitare attrattiva presso l’inquieto Terzo stato di una parte dell’Europa, e di sviluppare quella dinamica politica che si disegnerà nelle prime affermazioni teoriche di carattere comunista.