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In epigrafe il lettore troverà due versi tratti da un poema persiano che il Curatore dell’opera ha tradotto in endecasillabi latini: “Mille tuum speculis consistens cernere vultum/ Das, aliusque alio iam redderis, et simul idem” (“In mille specchi hai fatto scorgere il tuo volto riflesso/ E in ognuno di essi ti sei svelato eguale e diverso.”) Più che un testo speculativo, lo Zarathustra è uno specchio: ognuno vi si può riconoscere, ognuno, leggendolo, parlerà di sé. Ci si può scoprire nani o funamboli, danzatori o banditi, o fragili eremiti. E’ come un arabesco interminabile in cui scorre il filo dell’umano. Una metamorfosi continua, dove le forme si rivelano incerte e sotto il contegno serioso dei dòtti si può intravedere il ghigno spregevole di un Tersite, dietro un profeta della virtù un untore, dentro un monaco una fiamma di distruzione e nel nulla — il “nulla bianco di Lao-Tze” — un mondo più vero di quello reale. Eppure, anche questa dell’infinità è solo una interpretazione.
Perché noi, invece, vediamo il vario arabesco rapprendersi in confini netti, certi, ineludibili; questa fretta di muoversi, quest’ansia, tendere a una meta unica, esprimere un solo assillo: la “grande passione”, che si può leggere anche, zarathustrianamente, al contrario: passione della grandezza. L’umanità è mutevole, incerta, pallida e capricciosa, incline alla danza e al massacro, malata e studiosa. Perciò Nietzsche sostiene che vada superata, come va superato l’affronto della materia per scoprire le linee di un Partenone. Il “grande stile” è la grande certezza nietzscheana, il grande superamento del naufragio nel possibile, marmo su cui vanno a infrangersi le aporie degli scettici, dei deboli, dei falsi. E tutto il movimento intorno, le metamorfosi, le linee che si sfaldano, non è che meraviglia agli occhi dell’artista, tragedia nel cuore del poeta. Ma il filosofo vuole “un sì unico, un no unico”, come si legge ne L’anticristiano. Certo, per avere la sicurezza di aver agguantato proprio la verità giusta, il giusto sì e il giusto no, “occorre vedere centinaia e centinaia di convinzioni sotto di sé, dietro di sé… La grande passione usa e disusa convinzioni, non si assoggetta a loro – si sa sovrana.” Ed è sangue, la grande passione, assillo di sangue.
Anna K. Valerio
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